Fare il pane in casa è come raccontare una storia…
una storia fatta di farina, lievito e forno a legna…
una storia che possa evocare profumi, gusti e soprattutto ricordi…
Siamo in terra calabra, una terra ancora molto legata alle tradizioni, ancora in Calabria facciamo il pane nel forno a legna…
oggi non vi scrivo ricetta, non vi scrivo ingredienti, procedimenti…
oggi vi scrivo di come si fa il pane e soprattutto del perchè si fa ….
si va a dormire la sera tardi, dopo aver rinfrescato “u lavatu” (pasta di riporto dalle panificazioni precedenti)…
si rinnova la vita di un lievito ormai stanco, lo si riporta in vita con acqua e farina di grano duro…
ci si alza presto, “u lavatu” ormai è sveglio, è ritornato vispo ed attivo, ha bisogno di essere messo a lavoro…
Si riprendono farina, acqua e sale e si impastano con “u lavatu”…
… si impasta…
si impasta “‘nta majilla” oppure per le più tecnologiche con l’impastatrice…
si impasta fino a quando l’impasto “cammina”…
e se “cammina” è pronto per essere porzionato e messo in forma.
Si porziona la pasta per formare dei bei pani di almeno 1.5/2 kg ciascuno…
Ogni pagnotta viene lavorata di nuovo ed arrotondata facendola girare come una trottola!!
Si prepara il “letto”, un caldo rifugio per quella palla di pasta da mettere a lievitare.
Il letto è un tavolo ricoperto da tovaglie e coperte, sistemate proprio come fosse un letto… in passato, il pane veniva messo a lievitare nei letti veri e propri, subito dopo il risveglio, in modo che il giaciglio fosse ancora caldo e questo calore aiutasse la lievitazione del pane.
A questo punto, si elegge “u lavatellu pa’ prossima vota”, la pasta di riporto che darà vita alla prossima infornata…
la si segna con il segno della croce:
si copre con le coperte di lana:
e si aspetta…
… e mentre si aspetta, si accende il forno a legna, ha bisogno di tempo per cuocersi al punto giusto:
Le fascine secche (“scarto” delle potature di campagna di alberi di ulivo e/o di arancio) si accendono dentro il forno, che oggi riprende vita insieme “o lavatu”…
…oggi riscalda la casa questo forno.
I rametti secchi si accendono ed il fuoco viene alimentato pian piano, spostandolo di qua e di là all’interno del forno stesso, in modo che lo riscaldi uniformemente…
Si lasciano quasi consumare questi rametti prima di ravvivare la fiamma con l’aggiunta di altri…
ed il fuoco si sposta, si gira…
… il forno si riscalda e cambia colore…
…il nero del freddo lascia spazio al bianco donato dal calore:
Intanto un tappeto di braci infuocate colora il pavimento del forno ed il pane “spacca” (è ormai lievito):
Il forno è cotto, va “tirato” per essere ripulito da braci e cenere, va anche “raffreddato” leggermente con “u callipu”…
ed il pane aspetta, ormai pronto:
“u lavatellu” è il primo ad essere conservato, per oggi ha dato, può cominciare il riposo:
Il resto dei pani andrà in forno, fino a riempirlo completamente…
e si torna ad aspettare…
…la cottura comincia…
l’attesa finisce con l’odore di pane che inebria l’aria e fa venire l’acquolina…
La famiglia si riunisce con questo profumo che richiama nonni, figli, nipoti…
Si prepara il pomodoro: lo si tagliuzza a piccoli pezzi, lo si condisce con olio, sale, origano, peperoncino…
Si spacca un pane e si riempie di pomodoro, si richiude e si ripassa in forno.
Dopo pochi minuti, ci si mette a tavola: il pane viene diviso in tanti pezzi, ad ognuno il suo…
e ci si sazia con questo pane…