Perchè una cella di lievitazione?
L’idea di questo articolo mi è balenata in testa dopo aver ricevuto l’email di un lettore:
Ciao, dopo avere letto il tuo metodo per fare il licoli ho deciso di farmi il mio, ma il problema di questa stagione sono le temperature più basse del necessario visto che in casa ho circa 23 gradi. In questi casi come si compensano i gradi necessari per avere un buon equilibrio tra acido e lattico? Ed eventualmente la stessa regola vale anche per i rinfreschi?
Il mio lo farei partendo da farina integrale. Grazie per l’aiuto.
Ed a dire il vero, anche io, prima di fare la “cella di lievitazione” casalinga avevo spesso questi problemi, non solo per far partire il lievito, ma, anche e soprattutto per la gestione dei lievitati.
Diciamoci la verità, il mondo della lievitazione è complesso, soprattutto per chi vuole ottenere prodotti ottimi, ed uno dei fattori che incidono maggiormente sul risultato finale è proprio la temperatura!
Investire in una cella di lievitazione professionale, sarebbe il massimo per tutti gli appassionati, ma per molti è e rimarrà soltanto un sogno (ancora sono davvero troppi costosi questi giocattolini).
Ed allora, come si dice, si fa di necessità virtù…
ero partita con un progetto spaziale, volevo costruire una cella di lievitazione bellissima: tutta in legno, con le ante, isolata dall’ambiente per risparmiare energia e disperdere meno calore possibile, a più ripiani…
Solo che poi, ci si deve mettere all’opera e ci si sveglia dal sogno (ah, ah, ah): sega, chiodi e martello abbiamo capito che non fanno proprio per me.
Allora ho pensato: prendo un mobile IKEA ed utilizzo quello… altra tragedia, negozi IKEA nella mia zona nemmeno a parlarne (fare 4 ore di macchina con 3 pesti urlanti non mi sembrava il caso) e per la vendita online i modelli che mi interessavano non erano disponibili, tra l’altro ero molto indecisa su quali misure scegliere – come avrete capito l’idea del mobiletto scandinavo si è dissolta nel nulla.
Però non ho voluto abbandonare del tutto l’idea e sono arrivata ad acquistare lei (essa per essere più corretti):
sì, sì proprio una serra per le piante (ho pensato: mal che vada la uso per le mie grassocce)
Occorrente per la cella di lievitazione fai da te
Quindi per fare questa pseudo cella di lievitazione dovremmo procurarci:
una serra per piante delle misure che più ci aggradano ed in base agli spazi che abbiamo a disposizione, per esempio questa:
un cavetto riscaldante per rettilario ( è costituito da una piccola resistenza a filo rivestita da un cavo di guaina siliconica a rivestimento doppio, per dare tutte le garanzie possibili nel funzionamento a secco oppure immerso in acqua)
Tipo questo: (sceglietelo in base alle dimensioni della vostra cella!)
Un termostato (il mio parte da 22°C ed arriva a 37°C) elettronico con display, sonda ed a due uscite: in modo da collegare sia il cavo, sia il faretto! Il grado di intervento e’ di +/- 0,5 gradi quindi molto preciso
Tipo questo:
un faretto a luce calda, per velocizzare il riscaldamento (ma basta anche solo il cavetto riscaldante), naturalmente collegato ad un filo con spina finale.
dei legacci (io ho usato i legacci delle bustine del freezer)
Una volta preso tutto l’occorrente, costruire la nostra cella di lievitazione sarà una passeggiata di salute.
Seguendo le istruzioni del produttore montiamo la serra.
Allunghiamo il cavetto riscaldante e lo “distribuiamo” lungo tutta l’area della serra, in modo da avere un riscaldamento uniforme, fissiamo in alcuni punti con dei legacci od anche con una punta di colla a caldo.
Al centro della serra poniamo la sonda che rileva la temperatura:
Colleghiamo la spina del cavetto e quella del faretto (che io ho preferito posizionare nella parte alta e centrale della struttura) al termostato…
il gioco è fatto, non ci resta che impastare ed impostare la temperatura desiderata ricordandoci che può variare di +/- 0.5°C (almeno per il mio termostato, che ormai è un po’ datato)
Certo questa “cella di lievitazione” è molto spartana e non lavora al contrario (cioè non raffredda l’ambiente in estate, per esempio) però fa egregiamente il suo lavoro di riscaldamento senza surriscaldare l’impasto come potrebbe, invece, succedere nel forno con la sola lucina accesa!
Adesso che vi ho anche fatto vedere come costruire la vostra cella non potete più campare scuse per non produrre lievitati e se, anche voi come il nostro lettore, volete provare a fare il vostro LICOLI basta leggere qui:
LICOLI – PRENDERSENE CURA ED UTILIZZARLO AL MEGLIO
TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SUL LIEVITO NATURALE LIQUIDO
Sempre dall’email del lettore, che si chiama Ilario, mi è venuto in mente che ancora in molti hanno dubbi (che possono sembrare a loro stessi banali) e domande sul licoli e sul lievito naturale in generale, ed allora, a breve pubblicherò un articolo sulle FAQ LICOLI.
Vi invito ad inviarmi tutte le domande, i dubbi, le curiosità che avete sulla pasta madre, cercherò di raccogliere tutte le risposte in questo nuovo articolo. Potete utilizzare sia il modulo contatti del sito, inviare un messaggio sulla pagina FB oppure un’email a admin@golosericette.it
Ed un grazie va ad Ilario che mi ha fatto venire l’idea per due articoli a mio avviso molto interessanti!